Pellegrinaggi in Armenia con Partenze dalla Sardegna Tour Papale in Armenia dal 20 al 27 Giugno 2016 da 820 € (senza voli )
Pellegrinaggi in Armenia con Partenze dalla Sardegna. Tour Papale di 7 Giorni 6 Notti dal 20 al 27 Giugno 2016. Pacchetto Viaggio Religioso comprende Sistemazione in Hotel 4 Stelle a Yerevan in Mezza Pensione Trasferimenti Visite con Guida in Italiano Assistenza e Assicurazione da 820 € a persona in camera doppia
Dettagli del Tour Papale in Armenia dalla Sardegna
Categoria |
Pellegrinaggi in Armenia dalla Sardegna |
Offerta |
Tour Papale in Armenia dalla Sardegna |
Pacchetto Viaggio |
Transfert Tour Hotel Assistenza |
Partenza |
Dalla Sardegna via Roma o Milano |
Destinazione |
Yerevan / Ecmidiadzin / Zvartnos / Khor Virap / Parajanov / Lago Sevan / Talin |
Durata / Data |
7 Giorni 6 Notti Dal 20 al 27 Giugno 2016 |
Hotel |
Hotel 4 Stelle in Mezza Pensione |
Servizi |
Guida in Italiano |
Prezzo |
820 € |
Programma del Tour Papale in Armenia 1° Giorno 20 GIUGNO 2016: SARDEGNA - ROMA O MILANO - YEREVAN Partenza dalla Sardegna con voli di Linea via Roma o Milano per Yerevan. Atterraggio a Yerevan alle ore 03.35, Incontro con la guida ed il nostro rappresentante che vi accompagneranno durante il viaggio. Partenza per Yerevan, che si considera la pù antica città del mondo, più antica dell’antica Roma. Sistemazione in Hotel e tempo libero. Nel pomeriggio, City tour di familiarizzazione con Yerevan, nel cuore della città: la Piazza della Repubblica, con la sua originale fontana che “canta”, ed una piacevole passeggiata sulle “ cascade ”, la famosissima scalinata luogo di incontro e di aggregazione dell’intera città. Cena e pernottamento in Hotel. 2° Giorno 22 GIUGNO 2016: YEREVAN - ECMIADZIN - ZVARTNOS-YEREVAN Prima colazione in Hotel. City tour di Yeravan, che comprende: Le vie principali della città, con il Palazzo Venezia, detto dell’Opera La Piazza della Repubblica, Il Parlamento, I più importanti monumenti della città Visita con ingresso al Matenadaram (foto 03), un depositi di antichissimi libri e manoscritti. Il tour prosegue con la visita del luogo Santo di Echmiadzin (foto 04), il cuore della Chiesa Apostolica Armena, dove è ubicata la Santa Cattedrale e la residenza del Catholicos di Tutti gli Armeni. Si visiterà il Museo di Echmiadzin, dove si custodisce il Tesoro degli Armeni. Il tour prosegue con la visita di Zvartnots, sito dichiarato patrimonio dell’Umanità UNESCO, rovine della cattedrale la cui costruzione inizio’ nel 642 agli albori dell’invasione Islamica. Un’ora di tempo libero, in corso di visita, per la pausa pranzo. Rientro in Hotel, cena e pernottamento. 3° Giorno 23 GIUGNO 2016: YEREVAN - PARAJANOV MUSEUM - KHOR VIRAP - NORAVANK - YEREVAN Prima colazione in Hotel. La giornata inizia con la visita del Museo di Parajanov. Questo museo è un tributo a una delle più grandi figure del cinema mondiale del XX secolo. Tra i circa 1400 pezzi della sua collezione, il Museo annovera installazioni, collage, assemblaggi, disegni, pupazzi e quant’altro creato da Parajanov durante la sua detenzione. Il viaggio prosegue con la visita del Monastero di Khor Virap. Uno dei più imponenti monasteri Armeni, dove S. Gregorio l’Illuminatore fu imprigionato per molti anni dal Re Trridate IV d’Armenia. Ammalatosi, il re fece chiamare S. Gregorio, che lo guari’, determinandone anche la sua conversione. Il Re fu battezzato in questo stesso Monastero nel IV° secolo, diventando cosi’ il primo re Cristiano d’Armenia. Da questo monastero si gode una meravigliosa vista sul Monte Ararat, ora in territorio Turco. Continueremo con la visita del Monastero di Noravank. E’ uno spettacolare monastero a due piani, ubicato in un altrettanto spettacolare posizione sotto una roccia a picco che ne fanno una destinazione molto visitata e suggestiva. E’ caratterizzato da una strettissima scala senza protezioni che porta al piano superiore, dove si trova la chiesa dedicata a S. Astvatsatsin, la S. Madre di Dio, in Armeno. Un’ora di tempo libero, in corso di visita, per la pausa pranzo. Rientro in Hotel, cena e pernottamento. 4° Giorno 24 GIUGNO 2016: YEREVAN - GARNI - GEGHARD - YEREVAN Il Pontefice arriva a Yerevan/ Il programma di oggi potrebbe subire variazioni, in funzione delle richieste del gruppo; in tal caso le visite di oggi potranno essere anticipare. Prima colazione hotel. La giornata di oggi inizia con la visita di Garni, con il suo bellissimo Tempio del Sole. La cittadella ed il tempio di Garni è il solo e raro reperto ellenistico ancora intatto in terra di Armenia, con probabile data di costruzione intorno al I° secolo. Pare fosse dedicato al Dio Sole, ma c’è chi sostiene si tratti di un monumento funerario. Partenza per il Monastero di Geghard. Un altro incredibile antico monastero, ricavato all’interno di una gratta in una montagna, circondato da spettacolari guglie rocciose, scavate dal fiume Azat, anch’esse inserite dall’UNESCO nella lista del patrimonio dell’Umanità. Questo monastero, come molti altri nella regione, fu fondato da S. Gregorio l’Illuminatore. Un’ora di tempo libero, in corso di visita, per la pausa pranzo. Si rientra a Yerevan cena e pernottamento in Hotel. 5° Giorno 25 GIUGNO 2016: YEREVAN - LAGO SEVAN - DILIJAN - GOSHAVANK - YEREVAN Il Pontefice è in Armenia/ Il programma di oggi potrebbe subuire variazioni, in funzione delle richieste del gruppo; in tal caso le visite di oggi potranno essere anticipare. Prima colazione in hotel. Partenza per una giornata naturalistica, lungo le rive del Lago Sevan (foto 11), la cosiddetta “Perla Blu” dell’Armenia. Questo immenso lago di montagna, a circa 2000 metri di altezza, possiede un’acqua incredibilmente pura e cristallina, tanto da assumere colorazioni intense riflettendo senza opacità i colori del cielo. La nostra giornata naturalistica prosegue per il parco Nazionale di Dilijan, in piena foresta, si visiterà l’omonimo pittoresco villaggio, molto conosciuto per essersi preservato intatto nel tempo e per la sua famosa e terapeutica acqua minerale che la leggenda dice dia longevità. Ultima tappa della giornata: il Monastero di Goshavank. Il monastero prende il nome da Gosh, che scrisse il primo codice penale Armeno oltre che a numerose favole e novelle ancora narrate oggi dai genitori ai piccoli Armeni. Gosh è sepolto qui. Un’ora di tempo libero, in corso di visita, per la pausa pranzo. Cena e pernottamento in Hotel 6° Giorno 26 GIUGNO 2016: YEREVAN - GYUMRI - MASTARA - TALIN - CARAVANSERRAGLIO DI ARUCH - YEREVAN Il Pontefice è in Armenia: Il programma di oggi potrebbe subire variazioni, in funzione delle richieste del gruppo; in tal caso le visite di oggi potranno essere anticipate. Prima colazione in hotel. Oggi si visiterà Gyumri (foto 14), la seconda città dell’Armenia. Visita completa della città; Gyumri fu chiamata Alexandropoli durante l’Impero Risso e Lieninkan durante quello Sovietico. Fu distrutta per oltre il 60% dall’immane terremoto del 1988. Tra le peculiarità della città, la sua Sev Ghul (foto 15) - sentinella nera- una cupa fortezza circolare costruita dai Russi nel 1834. Un’ora di tempo libero, in corso di visita, per la pausa pranzo. Si rientra a Yerevan. La visita di Yerevan continua con la visita della chiesa di Mastara (foto 16) - VII° secolo - Si prosegue per il villaggio di Tallin. Visiteremo alcune interessanti rovine datate VII° secolo a.C. Tallin è un interessante villaggio medioevale, meta turistica molto frequentata. Visiteremo anche il Caravanserraglio di Aruch, ancora parzialmente visibile. Cena speciale di fine circuito. Pernottamento in Hotel. 7° Giorno 27 GIUGNO 2016: YEREVAN / AEROPORTO DI YEREVAN Prima colazione in Hotel e check-out. Prima della partenza, visita alla più famosa distilleria di Brandy Armeno, l’ARARAT. Trasferimento in aeroporto di Yerevan in tempo utile e partenza con volo di rientro per Sardegna via Milano o Roma.
Outline del viaggio Tour Papale in Armenia Itinerario che percorre, contestualmente al Pontefice, i luoghi che visiterà in Armenia, nel Giugno 2016. Itinerario di 7 gg e 6 notti, in hotels a 4****, PC, accompagnatore in lingua italiana Possibilità, su richiesta, di partecipare alle udienze ed eventi pubblici del Papa (annullando i corrispondenti programmi di visita prevista per le stesse ore). Tutte le visite previste dal programma saranno comunque garantite Il vaticano armeno di Echmiadzin Il tour è in HB (prima colazione e cena) e il pranzo è libero per non vincolare e limitare l’organizzazione della giornata nel caso in cui si intendesse partecipare alle udiente ed eventi pubblici Pontifici Mercati e centri artigianali, musei e siti archeologici, come quello del Tempio del Sole di Garni ARMENIA FACTS Popolazione: circa 3.000.000 Capitale: Yerevan (1.200.000) Pil: 4.6%; Reddito pro capite: 6300$; Tasso di inflazione del 6.2% La moneta è il DRAM; 1 € = 533 Dram (cambio del 23/04/2016) Prefisso telefonico Internazionale: +374 Analisi/Outline del Tour Papale in Armenia Forse, per la gran parte degli italiani, l’Armenia è uno dei Paesi europei piu’ misteriosi, di cui poco si è parlato prima della sua adesione all’URSS e meno ancora se ne parla ai giorni nostri. Eppure, in tempi recenti (la notte del 24/4 1915) lo stato Ottomano dette inizio a Istambul a uno dei piu’ grandi stermini, a titolo di pulizia etnica, prodromo solo di quello nazista, che la storia recente ricordi, eliminando fisicamente gli armeni cristiani dal territorio turco, costringendo i pochi che sopravvissero a una precipitosa fuga in quello che è ora la loro patria, sebbene il territorio dell’Armenia di oggi sia solo il 10% di quello che le apparteneva prima del genocidio divenuto, da allora, da allora territorio Turco. Cosi’ come pochi si ricordano del terribile terremoto del 1988, che ha ucciso 25.000 persone e ne ha lasciate 400.000 senza tetto. Oggi l’Armenia stà faticosamente metabilizzando il suo pesante fardello storico e sovietico, e stà correndo velocemente incontro alla modernità, sebbene la profondità delle sue tradizioni, della sua storia cosi’ controversa e, per certi aspetti, cosi’ singolare e avulsa da quella europea, rendono questa emancipazione lenta e anche difficile. Gli armeni sono un popolo sostanzialmente pacifico, molto religioso, asciutto e solidario. La religione Armena, piu’ vicino all’ortodossia greco-russa che a quella cattolica, impregna tutta la società. Anche a livello culturale, i suoi monumenti di maggior pregio e rilievo storico sono monasteri o chiese. Questo viaggio visita tutte le località Armene più importanti, con epicentro a Yerevan, hotel che non cambieremo mai per tutta la urata del viaggio. Le tre località che visiterà il S. Padre (Yerevan, Echmiadzin and Gyumri sono ovviamente incluse nel programma. Una volta che si consocerà la tabella di marcia del viaggi Pontificio, adatteremo il programma in modo da essere nelle rispettive località contemporaneamente al S. Padre, per permettere a chi lo desidera di partecipare alle uduenze ed agli eventi pubblici in calendario durante la visita. Questo comporterà la necessità di adattare e modificare il programma di cocnerto ; garantiamo comunque che tutte le località indicate nel programma saranno visitate durante il tour. La celebrazione della S. Messa è assicurata nei saloni della Chiesa Cattolica Armena di Kanaker NB: il tour potrà subre delle modifiche, ed in particolare l’ordine delle visite, in funzione della road map di spostamenti del Pontefice. Si garantiscono comunque le visite di tutti i luoghi indicati nel programma. QUOTA DI PARTECIPAZIONE Prezzi netti € per persona in mezza/doppia. Quota individuale di partecipazione: Da minimo 8 pax a 15 pax 820 € Oltre 15 pax 760 € Supplemento Singola 275 € Suplemento Pensione Completa 190 € Volo da Milano, comprensivo di Assicurazione e tasse 430 € ATTENZIONE: Prezzi calcolati in base al rapporto AMD/€ PARI A 1€ = 533 AMD I PREZZI ANDRANNO RICONFERMATI SULLA BASE DELL’EFFETTIVO CAMBIO IN VIGORE IL GIORNO DELLA FATTURAZIONE Hotels Proposti a Yerevan in Armenia HOTEL PLAZA ANI - 4* Oppure HOTEL PARK – 4* VISTO TURISTICO PER ITALIANI CHE SI RECANO IN ARMENIA. DAL 2013 I CITTADINI Italiani non necessitano di visto di ingresso in Armenia LOGISTICA AUTOBUS Ciascun gruppo verrà ospitato in autobus di recente immatricolazione, dotati di AC ed equipaggiati con poltrone comode e spaziose. I Bus saranno a disposizione durante tutto il viaggio, e saranno di capacità adeguata al numero di partecipanti GUIDE Tutte le visite sono affidate a una Guida Nazionale, al seguito del gruppo INGRESSI Sono compresi nel pacchetto PASTI E’ prevista la Mezza pensione (Prima colazione e Cena) Non sono mai comprese le bevande, sempre a carico dei Sig.ri clienti. HOTELS - Gli hotels offerti verranno opzionati solo al momento in cui il viaggio ci venga preliminarmente confermato. - Nel caso (molto raro per noi) di overbooking, verranno proposte soluzioni alberghiere alternative, di pari o superiore livello. GLI ARMENI Chi Sono, Da Dove Vengono? Benché la leggenda faccia risalire a Noè l'origine del popolo armeno, sembra che solo nel sec. VI a.C. gli Armeni si siano costituiti come popolo intorno al monte Ararat, nelle scoscese catene del Caucaso. L'Armeno è un popolo venuto dalla fusione degli abitanti dell'antico regno di Urartu con tribù indoeuropee venute dalla Frigia. La prima notizia storica ci viene da un'iscrizione cuneiforme dell'epoca degli achemenidi' la dinastia persiana fondata da Ciro intorno al 550 a.C.. Nel II sec. a.C. gli Armeni erano già uno stato indipendente. Uno dei suoi re, Tigràn il Grande (95-55 a.C.), conquistò la Cappadocia ed estese il suo dominio sino alla Fenicia, sulla costa mediterranea. Un'espansione molto breve, perché nel 67 a.C. i Romani ridimensionarono Tigràn. Tra gli anni 310-313 il re Tiridate II (287-330) si convertì´ al Cristianesimo ad opera di S. Gregorio l'Illuminatore, e proclamò il Cristianesimo religione di stato. Da questo momento la fede cristiana, insieme alla lingua armena, sarà la componente più dinamica dell'anima nazionale. Conquistato nel 642 a sangue e fuoco dai Musulmani, il paese fu superficialmente occupato e risparmiato dalla islamizzazione. A partire dal sec. IX la dinastia locale dei Bagratidi, che scelse Ani come capitale, assicurò all'Armenia una certa prosperità e un notevole rinascimento artistico. Conquistata nel 1071 dalle orde turche Seleucidi che devastarono tutta l'Armenia, una parte della nazione, con i regnanti a capo, emigrò in terra bizantina, installandosi tra le montagne del Tauro e della Cilicia. Qui, nel 1073, fondarono il principato dell'Armenia Minore e, nel 1198, un regno che durò fino al 1375. Ebbe relazioni molto strette con i Crociati, ai quali gli Armeni prestarono aiuto militare. A Edessa si costituì un principato Armeno Franco che durò mezzo secolo. Un Popolo Martire Le comunità armene dell'Armenia Maggiore e dell'Armenia Minore caddero nei sec. XV-XVI una dopo l'altra sotto la dominazione dei Turchi Ottomani, nella quale gli Armeni vissero in relativa prosperità, grazie alla loro indole intraprendente e all'amore per il lavoro. I problemi spuntarono a metà del secolo scorso, quando le idee di uguaglianza, progresso e autonomia venute dall'Occidente si propagarono tra le minoranze cristiane dell'impero turco. L'applicazione concreta di tali idee di libertà porterà al genocidio del popolo armeno. In effetti, nel 1894 un rumore di "complotto armeno" si estese per tutta la penisola turca dell'Anatolia. La reazione dei Turchi fu brutale: furono assassinati almeno 300 mila Armeni, mentre 100 mila emigrarono fuori dell'impero- Nel 1909 ci furono altri massacri in Adana e a Antiochia: erano solo il preludio del genocidio perpetrato durante la guerra mondiale del 1915-18: più di un milione e mezzo di Armeni persero la vita e fuggirono dalla terra che li aveva visti nascere. Terminate le guerre e le stragi, gli Armeni del Caucaso, che da un secolo erano sotto il dominio russo, approfittarono della rivoluzione bolscevica, che aveva disarticolato le basi dello stato, per proclamare un'Armenia indipendente (28 maggio 1918). L'indipendenza durò fino al 29 novembre 1920, quando Sovietici e Turchi si spartirono il Paese. Gli Armeni scampati al genocidio turco si stabilirono per lo più in Siria e in Libano, allora sotto il mandato francese, e a poco a poco ricostituirono le proprie istituzioni comunitarie. La caduta del Comunismo in Armenia ha permesso di realizzare nel 1991 l'antico sogno nazionale: l'indipendenza di Hayastan (la terra dei Hayk, Armeni). Oggi l'Armenia è una piccola repubblica di 3.300.000 abitanti; la capitale è Erevan, la superficie è di 29 mila km 2. Tener presente che il trattato di Sèvres nel 1920 aveva stabilito non 29, ma 72 mila km quadrati. Fa piacere ricordare che l'attuale presidente dell'Armenia, Levon Petrossian, fu battezzato nella chiesa francescana di Terra Santa di Kesab (Siria) e compì le scuole elementari nella stessa scuola parrocchiale. Inizi Della Chiesa Armena La tradizione riferisce che furono gli apostoli Bartolomeo e Giuda Taddeo gli evangelizzatori dell'Armenia. E' più sicuro affermare che l'evangelizzazione fu opera di missionari della Siria e della Cappadocia. Fu così vigorosa che verso il 299 il re Tiridate TI si convertì al Cristianesimo con il suo popolo. Il promotore di questo cambio fu S. Gregorio l'Illuminatore, figura prominente del Cristianesimo armeno. Aggregata inizialmente alla Chiesa metropolitana di Cesarea di Cappadocia, in territorio romano, la Chiesa armena si proclama autonoma ai primi del sec. V, sotto la giurisdizione di una specie di patriarca che prende il nome di catholicòs (arcivescovo che ha dei suffraganei). Tale titolo era dato primitivamente al capo di una comunità cristiana fuori dei confini dell'impero romano-bizantino, fuori cioè della giurisdizione dei patriarchi. Attualmente conservano il titolo di Catholicòs i capi delle Chiese armena, nestoriana e georgiana. A partire dal sec. IV si consolidano le istituzioni ecclesiastiche armene e si forma la liturgia, fortemente influenzata dall'antico rito di Gerusalemme. Al tempo stesso si crea l'alfabeto armeno che la tradizione attribuisce al monaco Mesrop (360-440); ciò permette di tradurre nella lingua nazionale i testi liturgici scritti fino ad allora in greco e in siriaco. La Chiesa Armena Si Separa Dalla Chiesa Cattolica Nel 451 a Calcedonia ci fu il Concilio ecumenico che definì le due nature, umana e divina, nell'unica persona del Cristo. Benché la Chiesa armena, impegnata in guerre coi Persiani, non partecipasse ai dibattiti conciliari, tuttavia le decisioni del concilio furono accolte con diffidenza, dato che il potere imperiale bizantino aveva partecipato attivamente alle conclusioni conciliari. Tutto questo, col fatto che i vescovi monofisiti della Siria (sostenitori della sola natura divina del Cristo) furono i primi a informare i prelati armeni intorno alle definizioni di Calcedonia, e con l'aggiunta dei problemi di traduzione dei termini teologici greci di natura e persona, spinse la Chiesa armena a rifiutare le decisioni conciliari e a separarsi quindi dalla Chiesa cattolica. Due concili nazionali, celebrati nel 506 e nel primo centenario di Calcedonia (551), confermarono il rifiuto e l'adesione al monofisismo. Solo alcuni vescovi armeni ricusarono di condannare le decisioni calcedonesi: e questo causò all'interno della Chiesa armena uno scisma che durò lungo tempo. Tale situazione di allontanamento dalla Chiesa universale durerà fino ai sec. XI-XIII, quando la Chiesa latina, rappresentata dai Crociati, suscitò tra gli Armeni, movimenti unionisti. Così il catholicòs Nersès IV (1166-1173) consacrò la sua vita a un'intesa fra Armeni, Greci e Latini. Durante la prima metà del 1200 si arrivò a stabilire un'effimera unione con Roma. Era il tempo in cui Domenicani e Francescani si erano lanciati all'evangelizzazione delle regioni dell'Armenia Minore, convertendo molti al Cattolicesimo romano, senza però giungere a formare una Chiesa cattolica paraIlela. Durante il Concilio di Firenze (1439) i rappresentanti armeni sottoscrissero l'atto di unione a Roma. Senza dubbio, fu una decisione senza effetti pratici. Una Chiesa, 4 Patriarchi Fino al sec. XI la Chiesa armena era unita sotto un unico patriarca, il catholicòs di Etchmiadzìn, città santa degli Armeni. Con il grande esodo armeno in Cilicia, dove si fondò nel 1073 il principato dell'Armenia Minore, il catholicòs di Etchmiadzìn lasciò la sua sede del Caucaso per installarsi nella nuova patria armena. Nel 1293 si stabilisce a Sis, capitale della Cilicia. Questo trasferimento della sede patriarcale rese più profondo il solco fra le - due Armenie, la Maggiore del Caucaso, che rimase senza capo spirituale, e la Minore di Cilicia. Vent'anni più tardi, nel 1311, il vescovo armeno di Gerusalemrne, insoddisfatto dell'avvicinamento tra gli Armeni di Cilicia e Roma, prende il titolo di patriarca, confermato ufficialmente dal sultano d'Egitto. Un secolo dopo, nel 1441, è la volta dell'Armenia di Caucaso che, sentendo la necessità di avere un capo spirituale, nominano un nuovo catholicòs con giurisdizione sugli Armeni dell'Armenia Maggiore. Il quarto patriarcato ha inizio sotto la zione dei Turchi ottoman). Alcuni anni dopo la conquista di Costantinopoli i Turchi favoriscono l'istituzione di un patriarcato nella capitale (1461) con giurisdizione civile e ecclesiastica sopra tutti gli Armeni dell'impero. E' così che la Chiesa armena ortodossa risulta divisa fino ad oggi in quattro strutture autonome: il catholicòs di Etchmeadzìn e quello di Sis; i patriarchi di Gerusalemme e di Costantinopoli. Tra essi l'unico elemento di interdipendenza è il riconoscimento del primato d'onore del catholicòs di Etchmiadzìn. I1 catholicòs di Sis, fondato nel 1293, continuò fino al 1921. Il genocidio degli anni 1915-18 costrinse il patriarca a trasferire la sue sede prima a Aleppo e poi, nel 1930, a Antelias, al nord di Beirut, dove attualmente risiede. Ha giurisdizione sopra gli Armeni del Libano, Siria e parse della diaspora: in tutto un 400 mila fedeli. I1 patriarca di Gerusalemme ha giurisdizione sugli Armeni di Terra Santa e Giordania (4 mila fedeli). Risiede a Gerusalemme, nel monastero di S. Giacomo il Maggiore, centro religioso e sociale degli Armeni in TS. Infatti, intorno a questo monastero si è sviluppato un quartiere interamente abitato dagli Armeni con le loro chiese, il seminario, scuole, associazioni, biblioteca con 50 mila volumi, tipografia e museo d'arte religiosa. Il patriarca di Gerusalemme è eletto dalla fraternità di S. Giacomo composta da 60 membri, tra cui i monaci del monastero, e, per la maggior parse, da secolari. Egli è assistito da quattro vescovi, il primo dei quali ha il titolo di Gran Sacrista ed è, al tempo stesso, superiore del monastero. Il patriarcato è proprietario dei seguenti santuari: due cappelle al S. Sepolcro, una cappella nella chiesa della Natività a Betlemme; la- chiesa di S. Giacomo Maggiore eretta sul luogo del suo martirio, le case di Anna e Caifa. Con i Francescani e i Greci ortodossi è comproprietario della Tomba del Signore e della Grotta della Natività. La Chiesa Armena Cattolica La Chiesa armena cattolica non è nata nelle montagne del Caucaso come la sorella ortodossa, chiamata anche georgiana, ma negli ambienti arabizzati della Siria e del Libano, lontana dalle influenze dei due catholicòs di Etchmiadzin e di Sis. L'origine di questa Chiesa è frutto dello zelo apostolico dei missionari gesuiti, carmelitani e cappuccini, a partire dal sec. XVI. Facilitava la conversione il fatto di non aver serie divergenze teologiche tra Armeni ortodossi e cattolici, dato che il monofisismo dei primi è solo nominale. Per questo gli Armeni ortodossi non sono considerati eretici, ma scismatici, cioè separati dalla Chiesa universale. Nel 1740 un sinodo di vescovi armeni uniti a Roma elegge il primo patriarca cattolico di rito armeno nella persona dell'arcivescovo di Aleppo, Abraham Ardzivian, che era stato deposto dalla sue sede per aver abbracciato la fede cattolica. Ricevuta la conferma ufficiale del Papa, il nuovo patriarca si stabilisce provvisoriamente in Kraim, in Libano. I1 suo successore stabilisce nel 1749 la sue residenza ufficiale nel monastero di S. Maria di Bzummar sulle montagne libanesi. Al tempo stesso cominiciano a svilupparsi le strutture episcopali della nuova Chiesa in Aleppo, Palestina, Cilicia, Anatolia e Alta Mesopotamia. Nel frattempo la Chiesa armena ortodossa opponeva forte resistenza a quella cattolica fino a ricorrere al braccio secolare ottomano "per ricondurre i ribelli della nazione armena". Solo nel 1831 gli Armeni cattolici ottennero dal Sultano di sottoporsi all'autorità del, patriarca ortodosso dal quale dipendevano civilmente. Il patriarca cattolico Pietro IX riunisce per la prima volta nella sue persona i due poteri, religioso e civile, della comunità cattolica e stabilisce la sue sede a Costantinopoli, dove rimarrà fino al 1928. La prima guerra mondiale fu disastrosa anche per gli Armeni cattolici dell'Anatolia turca: praticamente sparirono dalla carte geografica; per questo trasferirono la loro sede patriarcale a Bzommar. La giurisdizione del patriarca cattolico, oggi nella persona di Giovanni XVIII Kasparian, si estende su tutti gli Armeni cattolici d'Oriente e della diaspora. Conta quattro archidiocesi: Beirut, Aleppo, Istambul, Bagdad; otto diocesi: due in Siria, una rispettivamente in Iran, Egitto, Grecia, Francia, Romania; tre esarcati: Gerusalemme, Argentina, Europa Unita. Nell'Armenia indipendente vi è un arcivescovo cattolico con il titolo di "Arcivescovo degli Armeni di Sebaste". A questa Chiesa appartengono la congregazione dei Mekitaristi, divisi in due rami: quello dell'isola di S. Lazzaro a Venezia (fondata nel 1717) e quello di Vienna (dal 1800); e le monache dell'Immacolata Concezione, fondate nel 1852. In Gerusalemme il patriarcato cattolico è rappresentato da un vescovo, senza clero, con il titolo di I esarca; ha giurisdizione sopra gli Armeni cattolici in Terra Santa (ca 400) e di Giordania. L’attuale esarca è il vescovo Andrea Bedoghlian e , prima di lui per tre anni e mezzo, P. Basilio Talatinian. La residenza vescovile è alla IV Stazione della Via Crucis, dove possiede la chiesa annessa dedicata a “S. Maria dello Spasimo”. Dal sec. XIX esistono anche Armeni protestanti, riuniti nella “Unione delle Chiese Armene”. Gli aderenti sono circa 150 mila. Spiritualità ed Identità Culturale Gli armeni “sono stati per tutto il percorso della loro storia profondamente imbevuti del senso delsacro.” Il senso del sacro era molto presente anche in epoca pagana quando gli armeni si rivolgevano principalmente a due divinità : il dio Vahagn e la dea Anahit. Vahagn, nato da un mare purpureo, è il dio del fuoco e della luce ed incarna l’anelito alla libertà, allo spazio e alla conoscenza ; è anche l’uccisore del drago – il vishap 2- che tiene imprigionate le acque piovane. La sua figura è celebrata in un inno considerato l’opera più sublime della poesia armena pagana, intitolato appunto L’Inno di Vahagn. La dea Anahit, collocabile in una civiltà agricola di tipo patriarcale, è posta al vertice della gerarchia divina; venerata come “Madre di ogni purezza” e “Signora degli armeni”, è la dea della fertilità. Molti degli appellativi che le vengono rivolti, compariranno successivamente nel linguaggio cristiano mariano. Religiosità, spirito di identità culturale ed attaccamento alle origini costituiranno nel corso della storia armena gli anelli di una catena che ha resistito ai numerosi strappi cui è stata sottoposta. Per il popolo armeno la conversione al cristianesimo resta una svolta fondamentale, che ne ha condizionato nei secoli successivi tutta una serie di scelte politiche, sociali e culturali. Tale evento, avvenuto per opera di S. Gregorio l’Illuminatore è tradizionalmente datato al 301 d.C. - e su questa data ufficiale si sono basate le celebrazioni degli anniversari della fondazione della Chiesa Armena – anche se molti storici sono più propensi a collocarlo nel 314 d.C. Con la conversione del sovrano Trdat III, l’Armenia diviene la prima nazione a proclamare il cristianesimo religione di stato. S. Gregorio era stato comunque preceduto dall’opera evangelizzatrice degli apostoli Taddeo e Bartolomeo, unitamente a quella delle vergini martiri Hriphsime e Gayiane. Altra data fondamentale nella storia della formazione dell’identità armena è il 405 d.C. che coincide con la creazione da parte del vardapet (ieromonaco) Mesrop Mashtots dell’alfabeto armeno. La leggenda vuole che l’alfabeto sia stato dettato in sogno (o meglio tra la veglia e il sonno) da Dio al monaco predicatore, che con la sua opera rese possibile la traduzione in armeno della Bibbia e di altri testi sacri e quindi la diffusione della fede tra frange sempre più ampie della popolazione. In questa impresa San Mesrop anticipa di ben quattro secoli quello che avrebbero realizzato nel mondo slavo Cirillo e Metodio ; se poi pensiamo all’Occidente, vi si dovrà aspettare la riforma luterana per trovare l’uso del vernacolo in ambito sacro. La chiesa cattolica è invece arrivata a questa risoluzione solo negli ultimi decenni. La realizzazione dell’alfabeto aprirà la strada non solo alla traduzione dei testi sacri, ma anche alla creazione di una letteratura religiosa classica armena, sviluppatasi a partire dal dodicesimo secolo. La figura di maggior rilievo in questo ambito è San Gregorio di Narek, ritenuto uno dei più grandi mistici di tutti i tempi e sommo poeta per gli armeni. Altri pensatori ed autori fondamentali sono San Nerses Shnorhali, San Nerses Lambronatsì e Movses di Chorene. Risulta comunque evidente che “a partire dalla conversione ufficiale, la storia e i destini dell’Armenia risultano intimamente connessi con quelli del suo cristianesimo, per la stessa tenacia con cui gli armeni aderirono ad esso come alla propria sopravvivenza.”3 Questa componente è massimamente riscontrabile nei momenti cruciali e particolarmente drammatici della storia di questo popolo, in cui fede religiosa, identità culturale e coscienza nazionale si sono strettamente compenetrate in una forza collettiva. Uno di questi momenti fu la guerra dei Vardanankh del 451 d.C.: in questa circostanza gli armeni, si ribellarono ai persiani che, nell’ambito di un progetto di assoggettamento politico e di assimilazione culturale, volevano imporre loro la religione mazdea. Storico è rimasto il discorso che il generale Vardan Mamikonian fece alle sue truppe il 2 giugno 451, in cui asserì: “Chi credeva che il cristianesimo fosse come un indumento, ora intenda che non può strapparlo come il colore della nostra pelle.” Fu una guerra durata oltre un ventennio, cui parteciparono attivamente anche le donne, in particolare le mogli dei generali periti in battaglia. Dopo aver avuto come momento saliente la battaglia di Avarayr, durata un giorno – il 26 maggio 451 – si protrasse sotto forma di resistenza passiva ed aspra guerriglia fino al 485. Le ostilità si conclusero positivamente per gli armeni poiché, nonostante avessero perso la battaglia di Avarayr, il re di Persia Valash acconsentì a riconoscer loro libertà di culto, coscienza e cultura. Le condizioni di pace poste dagli armeni alla fine del conflitto appaiono molto interessanti in quanto anticipano di secoli alcuni basilari concetti di diritti umani che saranno conquiste ben più tarde, sia sul piano culturale, che giuridico e politico. Gli armeni proclamano come irrinunciabili questi tre principi: 1. Nessuno sarà costretto a cambiare religione; 2. Nessuno sarà giudicato in base alla propria condizione sociale, bensì secondo le proprie azioni; 3. Nessun provvedimento sarà preso dalle autorità verso chiunque soltanto per sentito dire, ma solo per diretta conoscenza di causa. In tal modo gli armeni dimostrano di voler salvaguardare i propri diritti, ma sapientemente non infieriscono sull’avversario, di cui rispettano l’identità culturale e religiosa e con cui non intendono, nonostante tutto, mantenere relazioni ostili. La guerra dei Vardanankh non fu una guerra di religione nel senso ricorrente del termine: fu piuttosto una rivolta armena in difesa della propria libertà di culto ed identità culturale. Tale evento costituisce una pietra miliare nella storia armena, non solo perché contribuì a forgiare la coscienza unitaria del suo popolo, ma anche perché condizionò le sorti della Chiesa armena. Infatti, impegnati nella guerra, gli armeni non furono in grado di partecipare al Concilio di Calcedonia (sobborgo di Costantinopoli, oggi Kadıköy) del 451 in cui oltre ad esser state dibattute basilari questioni di carattere dogmatico e canonico, furono prese decisioni relative al primato della sede patriarcale di Costantinopoli su tutte le altre sedi patriarcali orientali immediatamente dopo quella di Roma. Dal punto di vista teologico, non ci sono però sostanziali differenze tra la fede cristologica della Chiesa armena e quella definita dal Concilio di Calcedonia. Questa comunità di fede è stata riconosciuta negli ultimi decenni dalle varie dichiarazioni comuni che i capi delle Chiese non calcedonite (copta, etiopica, siriaca e armena) hanno siglato con i Pontefici Romani. Per quanto riguarda la Chiesa armena, una simileDichiarazione comune è stata firmata, il 13 dicembre 1996, dal Pontefice Giovanni Paolo II e dal Catholicos di tutti gli Armeni Karekin I, riconoscendo reciprocamente l’ortodossia delle rispettive formulazioni tradizionali cristologiche. Il Catholicos di tutti gli Armeni è la suprema carica della Chiesa Apostolica Armena – così chiamata in riferimento agli apostoli Taddeo e Bartolomeo – con sede a Etchmiadzin, in Armenia, a circa venti chilometri dalla capitale Erevan. Il suo ruolo è rapportabile a quello del Pontefice cattolico, ma la sua elezione è prerogativa di un’assemblea composta da una maggioranza di laici, rappresentanti delle diverse diocesi, e una minoranza di ecclesiastici. Oltre al Catholicos di tutti gli Armeni, vi è il Catholicossato della Grande Casa di Cilicia, con sede ad Antelias (Libano, presso Beirut) e i Patriarcati di Gerusalemme e di Costantinopoli con giurisdizione per le rispettive diocesi. Oltre alla Chiesa Apostolica armena, cui appartiene la maggior parte degli armeni, esistono anche una Chiesa cattolica armena (Patriarcato di Cilicia per gli Armeni cattolici con sede a Beirut) ed una Chiesa protestante armena, a seguito di successive opere missionarie cattoliche e protestanti. Per chiarire meglio analogie e diversità tra la Chiesa armena e la Chiesa di Roma, ricordiamo alcuni elementi che caratterizzano la prima. Innanzitutto l’attuale liturgia armena risale al V sec. e le sue componenti principali sono: la celebrazione dell’Eucarestia con pane azzimo; la non commistione di acqua e vino (unica in tutto il mondo cristiano); Natale ed Epifania vengono celebrati assieme il 6 gennaio; le domeniche sono “Giorno del Signore” per cui non viene celebrata la festa di nessun santo (i santi armeni sono quelli della tradizione, non essendo stati proclamati santi negli ultimi secoli come nella Chiesa di Roma); le feste mariane sono tutte considerate come feste del Signore; il mercoledì e il venerdì sono giorni dedicati alla penitenza e all’astinenza; lo stesso vale per la Quaresima e per la settimana di astinenza che precedono le feste dell’Epifania, della Trasfigurazione, dell’Assunzione e dell’Esaltazione della Croce. La Pasqua coincide con quella dei cattolici da quando, agli inizi del XX secolo, gli armeni hanno adottato il calendario gregoriano. Tra i riti più suggestivi si rammentano la Benedizione dell’acqua battesimale il giorno dell’Epifania e l’Antasdan, la Benedizione dei Campi ai Quattro Angoli del Mondo, resa nota anche da una celebre poesia del poeta Daniel Varujan.4 Si tratta di versi molto amati dagli armeni e solitamente studiati da tutti i bambini nelle scuole. Altra celebrazione molto significativa è la Festa dell’Uva, che ha luogo nella domenica più vicina all’Assunzione di Maria: durante una Santa Messa solenne viene benedetta l’uva, simbolo di vita e prosperità, e alla fine questa è distribuita ai fedeli. Nella Chiesa Apostolica armena Battesimo, Cresima e Comunione vengono impartiti assieme e la Confessione è comunitaria. Il clero si suddivide sostanzialmente in due categorie: i sacerdoti sposati, che hanno funzioni parrocchiali, ma non sono destinati ad una carriera ecclesiastica, e i sacerdoti celibi, che sono destinati a diventare vescovi, patriarchi e risiedono per lo più in conventi. Le suore, nella Chiesa Apostolica, sono in numero molto esiguo e si riducono a poche comunità, come quella legata alla Chiesa di santa Hripsime nei pressi di Etchmiadzin. Vi è però la fiorente Congregazione armena cattolica delle Suore dell’Immacolata Concezione, fondata a Coatantinopoli che, dagli anni venti del secolo scorso, ha la sede generalizia a Roma. La celebrazione della Santa Messa è molto lunga, circa due ore, ma si differenzia, rispetto a quella cattolica occidentale, soprattutto nella gestualità, con il celebrante che all’atto della Consacrazione volge le spalle ai fedeli. Il rito è accompagnato da canti molto solenni, legati alla tradizione e dall’impiego ripetuto di flabelli e volute d’incenso. Anche i paramenti dei celebranti sono in genere molto più elaborati di quelli attualmente indossati dai preti cattolici. Armenia Dal punto di vista fisico l’A. S’identifica con l’Acrocoro Armeno, vasto complesso ondulato di alteterre, delimitato a N dalla sezione orientale dei Monti Pontici, a NE dal Piccolo Caucaso e a S dal Tauro armeno ; come limiti occidentale e orientale si scelgono abitualmente il corso dell’Eufrate e la depressione di Urmia. Dalla superficie dell’acrocoro, la cui altitudine media varia tra i 1500 e i 1800 m, si innalzano numerosi rilievi assai più elevati, spesso vulcanici, come l’Ararat. Il clima è temperato continentale di montagna, con inverni lunghi e rigidi, estati calde e accentuata aridità. Tra gli elementi idrografici i più significativi sono l’Eufrate e vari laghi (L. di Van, L. di Sevan e altri) le cui acque risultano salate per la sensibile evaporazione dovuta al calore e all’aridità estiva. La vegetazione è una steppa xerofila. Come regione storica l’A. Corrisponde più o meno alla massima estensione raggiunta dall’antico regno armeno. Attualmente, circa l’80% dell’A. è compreso nella Turchia; il resto forma il territorio della Repubblica di Armenia, tranne due piccoli lembi orientali appartenenti alla Georgia e all’Iran. L’etnia più numerosa è quella dei Curdi, seguiti da Armeni, Turchi, Georgiani. Le città più notevoli sono la capitale della Repubblica di A., Erevan, ed Erzurum, in Turchia. STORIA Storia antica In A. si costituì nel 1° millennio il regno urrita di Urartu che elaborò una originale civiltà indigena, distrutta dalle invasioni di Cimmeri e Sciti (sec. 7°). Sottoposta al dominio achemenide (sec. 6°-4°) e conquistata da Alessandro Magno (331), la regione poi fu retta da dinastie locali, formalmente dipendenti dai Seleucidi di Siria, e divisa in due satrapie che i Romani chiamarono A. Minor e A. Maior, rispettivamente a O e a E dell’Eufrate. Riunita in un’unica entità politica da Tigrane (inizi sec. 1° a.C.) e coinvolta nella seconda guerra mitridatica, dovette cedere l’A. Minor a Roma e subirne la protezione. Da allora fu sempre attratta per la sua posizione geografica nelle ripetute guerre tra i vicini Parti e Roma, di cui dovette riconoscere la supremazia (66 d.C.) rimanendo, con alterne vicende, in una condizione di autonomia controllata o di subordinazione fino al 387, quando fu spartita tra Bisanzio e la Persia. L’A. Maggiore fu ricondotta sotto la sovranità dell’Impero da Giustiniano e poi riorganizzata in quattro province che si conservarono sino quasi all’invasione araba (sec. 7° d.C.) . Al tempo della dominazione degli Achemenidi risalgono alcuni siti fortificati a pianta poligonale (Bakhrikhač, Kalkar) e ovoidale (Tilorpaš, Norašen, Krekants Blur) con mura in pietre rozzamente squadrate e mattoni crudi; allo stesso periodo si data un gruppo di vasi argentei del tipo rhytòn, con raffigurazioni zoomorfe e antropomorfe. Medioevo ed età moderna Con l’occupazione araba, consolidata al tempo del califfo Mu‛āwiyah (660-680), l’A. maggiore divenne una provincia di confine dell’Impero musulmano, retta da un governatore arabo. Un inizio d’indipendenza si ebbe sotto il califfo al-Mutawakkil, che nell’863 riconobbe come principe vassallo Ashot della dinastia bagratide. I Bagratidi durarono due secoli, poi la pressione esterna di Selgiuchidi e Bizantini provocò il crollo dello Stato nazionale armeno, nel 1045 annesso da Bisanzio. Nel 1064 Ani, capitale reale armena, fu presa d’assalto dal selgiuchide Alp Arslān e tutta la Grande A. cadde in potere dei Turchi. Uno Stato armeno indipendente si riformò poco dopo in Cilicia, cioè nella Piccola A., e durò tre secoli, fungendo da baluardo dell’Impero bizantino contro Musulmani e crociati. Il suo apogeo fu raggiunto con Leone II (1199-1219), che organizzò il regno, sottoposto a vassallaggio verso Santa Sede e Impero germanico, sul modello dei principati franchi d’Oriente. Nel 14° sec. la Piccola A. cominciò a decadere, corrosa da lotte religiose intestine. Il passaggio alla dinastia dei Lusignano di Cipro (1342) suscitò nuove lotte che portarono (1375) al tradimento a danno di Leone VI di LusignanoLeone VI di Lusignano e all’insediamento in Cilicia dei Mamelucchi siro-egiziani (1382). Da quel momento in poi, fino al 20° sec., sparisce ogni traccia di uno Stato armeno indipendente. L’A. propria, dopo la conquista selgiuchide nell’11° sec., subì il dominio dei Mongoli di Genghiz Khān (1206) e di Tamerlano (1387), finché nel 1473 vi giunsero i Turchi osmanli con Maometto II. I sec. 17° e 18° trascorsero in guerre continue fra sultani diCostantinopoli e scià di Persia e l’A. restò divisa tra quei due Stati musulmani. Storia contemporanea L’A. persiana dalla metà del 18° sec. cominciò a passare nelle mani dei Russi (trattati di Gulistān, 1813, e Turkmanciāi, 1828), seguendo le sorti dell’Impero russo sino alla rivoluzione ed entrando poi a far parte dell’URSS (➔ Armenia, Repubblica di). La parte d’A. rimasta all’Impero ottomano, deluse le speranze di raggiungere indipendenza e libertà civili, passò all’azione rivoluzionaria, con la creazione (1887-1890) di comitati rivoluzionari sul modello di quelli nichilisti russi; il sultano ‛Abd ul-Ḥāmid rispose con una feroce repressione. Nell’agosto-settembre 1894 si ebbe il primo massacro di Armeni, cui seguì la strage del 1895-96. Con il 20° sec. la situazione si aggravò ancora, quando i Giovani Turchi cominciarono a propugnare l’ideale della supremazia della razza turca nei territori dell’Impero ottomano. Si ebbero così il massacro di Adana del 1909 e, durante la prima guerra mondiale, lo sterminio in massa del popolo armeno. I superstiti ripararono nella Repubblica d’A., in Egitto, in Siria, in Libano, in Israele, in Iran, in Europa e negli Stati Uniti. Al termine della guerra, le potenze alleate imposero alla Turchia la concessione dell’indipendenza agli Armeni (Trattato di Sèvres, 1920), ma l’accordo fu vanificato dall’arrivo al potere del leader nazionalista Atatürk, che diede inizio all’assimilazione politico-culturale delle minoranze etniche, dando ulteriore incremento alla diaspora armena nel mondo. A tutt’oggi gli Armeni chiedono che vengano loro restituite le terre turche e che si riconosca che sono stati vittime di un genocidio. Il riconoscimento dello sterminio degli Armeni è stato tra le condizioni poste dal Parlamento Europeo per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea ma, nonostante alcune aperture di esponenti politici, in Turchia nominare in pubblico il genocidio rappresenta ancora un reato punibile con tre anni di carcere. Religione Chiesa armena L’A. era già evangelizzata all’inizio del 3° sec.; all’inizio del 4°, s. Gregorio l’Illuminatore ottenne dal re Tiridate il riconoscimento del cristianesimo come religione di Stato. Con il cattolicosato di Sahak (inizio del 5° sec.), l’adozione dell’alfabeto armeno rese possibile la liturgia nella lingua nazionale e divenne definitiva l’autonomia della Chiesa armena dalle sedi di Cesarea e Costantinopoli. Gli Armeni rimasero estranei alle controversie cristologiche e non parteciparono ai concili di Efeso (431) e Calcedonia (451); ma, essendo stato appoggiato dall’imperatore Anastasio, il katholikòs Babken accettò l’Enotico di Zenone. La tendenza monofisita servì agli Armeni, specie sotto la dominazione musulmana, per differenziarsi dai Bizantini. Alla fine del 13° sec., dopo la costituzione del regno dell’Armenia Minore nella Cilicia, la sede cattolicosale fu trasferita da Ečmiadzin a Sis (odierna Kozan); questo accentuò il dissidio tra gli Armeni occidentali e orientali, anche perché gli occidentali cercavano di avere buoni contatti con Roma. Per reazione a questi contatti si fece più forte la tendenza autonomista degli orientali: fu creato un patriarcato armeno a Gerusalemme, staccato da quello di Sis (1311), e quando con la caduta del regno di Cilicia (1375) la sede di Sis cominciò a decadere si ebbe lo scisma, con la ricostruzione del cattolicosato di Ečmiadzin. La conquista turca di Costantinopoli aggravò la situazione: Maometto II nel 1461 investì Gioacchino vescovo di Brussa del patriarcato armeno di Costantinopoli, considerandolo come capo civile, oltre che religioso, di tutti gli Armeni dell’Impero ottomano. Il dissidio tra i due cattolicosati fu composto nel sinodo di Gerusalemme (1651), in cui fu riconosciuta la preminenza di Ečmiadzin. Nel 18° sec. i katholikòi di Ečmiadzin cominciarono a mostrarsi ostili agli Armeni cattolici, che aspiravano ad avere un’organizzazione e chiese proprie. Nel 1741 il katholikòs di Sis, Abramo Pietro I Ardzivian, che aveva ricevuto il pallio a Roma da Benedetto XIV e a cui fu impedito dai dissidenti di entrare nella sua sede, si stabilì a Kraim in Libano e creò il patriarcato armeno cattolico di Cilicia. Con il trattato di Turkmanciāi (1828) la sede di Ečmiadzin entrò a far parte dell’Impero russo, che nel 1836 riorganizzò quella parte della Chiesa armena secondo i principi di dipendenza dallo Stato prevalenti in Russia. Nell’Impero ottomano la simpatia degli Armeni turchi per la Russia fu pretesto di accuse reciproche tra cattolici e ortodossi, che provocarono gravissime persecuzioni (1827-28). L’intervento austro-francese, invocato dal sultano Mahmūd vinto dai Russi, servì a queste potenze, su richiesta di papa Leone XII, per far introdurre nel trattato di Adrianopoli la clausola dell’emancipazione degli Armeni, il che permise a Pio VIII di creare la sede primaziale armeno-cattolica di Costantinopoli (1830). Nel 1866 il sinodo di Bzommar riunificò il patriarcato cattolico di Cilicia e quello di Costantinopoli nella persona di Antonio Hassun, che nel 1880, chiamato a Roma, ottenne l’erezione del Pontificio Collegio Armeno (1883). Il genocidio perpetrato negli anni 1915-18 costrinse il patriarca di Sis a trasferire la sua sede prima ad Aleppo e poi, nel 1930, a Antelias, a nord di Beirut. Il patriarcato cattolico fu trasferito a Beirut, con residenza a Bzommar. Lingua Gli Armeni parlano una lingua indoeuropea documentata dal 5° sec. d.C. ( armeno classico), ma parlata sin dal 6° a.C. nella zona fra la Mesopotamia, il Caucaso meridionale e la costa sud-orientale del Mar Nero. L’armeno moderno si divide in armeno orientale, lingua ufficiale della Repubblica di Armenia, e armeno occidentale (minoranze in Turchia). Il primo è il più vicino alla lingua classica. L’armeno classico oggi serve solo come lingua liturgica della Chiesa. Rispetto all’indoeuropeo ricostruito, risulta una lingua molto innovativa. Un rilevante mutamento riguarda il vocalismo: in epoca preistorica la penultima sillaba ha ricevuto un forte accento espiratorio che ha causato l’indebolimento o la caduta di molte vocali e dittonghi nelle sillabe precedenti, mentre l’antica finale è scomparsa. Nel consonantismo, le sonore aspirate dell’indoeuropeo sono diventate sonore (tranne che nell’armeno orientale), le sonore sono diventate sorde, le sorde sono passate a sorde aspirate o sono scomparse. Nella declinazione, ogni distinzione di genere è scomparsa. Nella coniugazione, il perfetto antico è stato sostituito da un perfetto perifrastico; sussistono un tema di presente e uno d’aoristo (nelle cui forme monosillabiche si è conservato l’aumento). L’alfabeto armeno, inventato, secondo la tradizione, dal santo/">santo Mashtoc oMesròb, al principio del 5° sec., rende in modo perfettamente biunivoco (a ciascun fonema un grafema) il sistema fonologico della lingua classica. Letteratura All’interno della Chiesa armena si sviluppò una fiorente letteratura religiosa in lingua nativa, strumento letterario prima inesistente. Le prime opere furono traduzioni dal greco di testi sacri, ma anche di opere di scienza profana, di Aristotele, Porfirio e diversi altri. Nel cosiddetto periodo aureo (407-450) si raggiunse una perfezione linguistica e stilistica che non fu più superata. Iniziò anche una produzione originale, in cui eccelse Eznik di Kolb, revisore della traduzione della Bibbia e autore di un trattato contro le teorie delle sette pagane; importante fu nel medesimo periodo la storiografia (soprattutto Eliseo Vardapet e Mosè di Corene). Dopo alcuni secoli relativamente poveri, il 10° sec. segnò una rinascita letteraria in connessione con il fiorire di importanti monasteri. Molto celebre quello di Narek, al quale si collega la grande figura di Gregorio, teologo mistico e poeta; e accanto a lui suo padre Cosroe il Grande, l’abate Anania, Stefano Asolik, e altri scrittori ecclesiastici e storici. I due secoli seguenti continuano a presentare un alto livello intellettuale: nel sec. 11° vissero Gregorio Pahlavuni, fecondo poligrafo e traduttore di Platone, e il cronista Aristakes di Lastivert; nel 12° sec. primeggiano il katholikòsNarses Claiense, poeta, teologo e musicista, e Mechitar Gosh, compilatore delCorpus iuris armeno. Segue, fino al 18° sec., un periodo di decadenza per la letteratura armena, la cui seconda rinascita, con il contemporaneo sorgere degli studi armenologici in Europa, si deve all’abate Mechitar di Sebaste (1676-1749), che trapiantò a Venezia (1717) nell’isola di San Lazzaro un focolare tuttora fiorente di studi e originale produzione letteraria (a esso si affianca la sede mechitarista di Vienna). Tra i continuatori di Mechitar (sec. 18°-19°) si ricordano M. Ciamcian, A. Bagratuni, L. Alishan. Fuori del gruppo mechitarista, emergono isolate figure aristocratiche di poeti e pensatori, come, per esempio, A. Ciobanian (1872-1955) e L. Chanth (1880-1951). Il primo Novecento segna per la letteratura armena un periodo di grande splendore, come testimoniano i poeti D. Varužan, V. Terian, E. Č‛arenc‛, H. T‛umanian, M. Mecarenc‛, i prosatori Intra Širvanzade (pseud. di A. Movsisian), G. Zohrap. Dopo il Primo conflitto mondiale e la tragedia del genocidio armeno, si svilupparono una letteratura sovietica armena e una letteratura delle comunità della diaspora che solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica si sono andate progressivamente ricomponendo. Tra i maggiori poeti affermatisi nell’A. sovietica meritano una menzione il poeta lirico A. Isahakian, venerato come ‘Il Maestro’, e P. Sevak (1924-1971), innovatore di tematiche e forme tradizionali. Tra gli Armeni della diaspora, soprattutto attivi a Parigi, Beirut, Teheran e Istanbul, spiccano il poeta surrealista N. Sarafian; il romanziere Z. Vorbuni, il poeta e prosatore Š. Šahnur. Architettura La storia dell’architettura medievale dell’A. coincide essenzialmente con quella di un unico tipo di edificio: la chiesa. Nelle chiese del 5° sec., costruite in pietra vulcanica locale, è ricorrente il tipo basilicale con una o tre navate absidate separate da pilastri e coperte da volte a botte. Dal 6° sec. si afferma il tipo a pianta centrale con cupola impostata su alto tamburo, provvisto di finestre, che poggia su base quadrata. La soluzione dei problemi statici appare un interesse primario: le spinte della cupola coperta all’esterno da tetto conico sono raccolte da absidi e da membrature intorno al quadrato centrale in sistemi talora assai complessi che consentono notevoli sviluppi verticali. Dal 9° sec. all’11° si costruiscono moltissime chiese e conventi; nelle chiese conventuali tipico/">tipico è il nartece, grande ambiente quadrato con volte e cupola (gavit‛ o žamatun). La produzione dei sec. 13°-14° è caratterizzata da elaborate decorazioni anche degli esterni, includenti motivi diffusi nell’arte islamica, e dalle movimentate coperture. Al rallentamento della produzione locale nei sec. 14°-18° corrisponde la diffusione, fuori dai confini, delle originali creazioni artistico-architettoniche armene. Nei sec. 19°-20° l’influenza russa e i contatti con l’Europa occidentale caratterizzano ricostruzioni, pianificazioni urbane (Erevan, piano di A. T‘amanyan, 1924) e architetture, secondo i dettami sovietici e le suggestioni delle avanguardie centroeuropee. Arte La scultura, a parte una ricca produzione di stele funerarie (sec. 7°-16°) di vario tipo, è concepita essenzialmente in funzione architettonica. Motivi zoomorfici, fitomorfici o aniconici, comuni al repertorio figurativo delle altre aree culturali del mondo cristiano orientale, scene bibliche o di donazione, decorano l’esterno degli edifici. Le testimonianze di pittura monumentale (la cui rarità può essere ascritta anche alle dottrine della Chiesa armena) sono prevalentemente di epoca tarda e legate ad ambienti ortodossi e di influenza georgiana. Grande e originale è invece la produzione di manoscritti miniati, che riportano quasi sempre data e nome del calligrafo e del miniatore, in gran parte conservati nel Matenadaran («biblioteca») di Erevan e nella biblioteca di San Lazzaro a Venezia. Caratterizzata da monumentalità, semplificazione, gusto per la decorazione, la prima fase della miniatura armena (sec. 9°-10°) mostra un forte ascendente siriaco. Solo nell’11° sec. inizia l’influenza bizantina, determinante soltanto nel regno di Cilicia. Significative sono nel 12° sec. le opere di Gregorio e di Costantino e nel 13° quelle di T. Roslin e della sua scuola. Nel generale declino delle attività artistiche dei sec. 14°-18°, accanto a quello bizantineggiante, permane il filone decisamente orientale, con proficui scambi ora con l’arte islamica, ora con modelli bizantini più antichi. Nei sec. 19° e 20° divennero importanti i contatti con l’arte dell’Europa occidentale, soprattutto nell’introduzione di generi come il ritratto e il paesaggio. Maestri attivi in A. dopo la rivoluzione russa, come M.S. Sarjan ed E. Kocar, pittore e scultore, furono fondamentali per le generazioni successive di artisti, come S. Muradjan o R. Abovjan. Dopo il 1991 la ricerca dell’identità nazionale e individuale si riscontra con particolare rilievo nei dipinti di A. Grigorian, nelle installazioni e nei video di S. Balassanian, residente a New York e fondatrice del Centro armeno per l’arte sperimentale di Erevan, di A. Egoyan, A. Sarkissian, N. Avetissian. Musica Del periodo pagano, antecedente al 5° sec. d.C., sono rimaste poche antiche canzoni epiche o di circostanza, dovute a cantastorie, a prefiche, e specialmente ai cantori di Gołthn (in Vaspurakan), intonate al suono dei cimbali. Dal sec. 5° si assiste al rapido sviluppo di una civiltà musicale cristiana, nella quale nascono una liturgia e un canto religioso, ricco specialmente di inni originali o tradotti dal greco, giunti nella raccolta detta Sharakan (Canzoniere o Collana di gemme). Lo stile è semplice e monodico, prossimo a quello della cristianità greco-latina, come prossimo doveva essere anche il sistema tonale basato su otto modi, o toni, ecclesiastici (4 autentici e 4 plagali); la notazione (ancora non decifrata), fu introdotta nel sec. 12°. Tra i più importanti centri d’attività musicale tra il 5° e il 13° sec. vanno ricordati i monasteri di Tathew (sec. 9°), Kamrǧatsor (sec. 10°), Hałpat, Sanahin e Narek (sec. 11°-12°), Arkhakałin in Cilicia (13°) ecc. L’antica tradizione è ancora oggi coltivata, specialmente nei centri di Ečmiadzin, Sevan e S. Lazzaro a Venezia. Nell’Ottocento, oltre il canto puramente monodico si cominciarono a comporre, pubblicare ed eseguire musiche polifoniche, su canti originali o antichi, trattati di teoria, studi sul canto popolare armeno.
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